Ciò premesso è ora mestieri, che ritornando all’anno 1815, tempo in cui ebbe luogo l’allontanamento del sovrano, si narrino i fatti particolari dell’isola sotto la vicereggenza del duca di Calabria sino al terminare di essa, giacchè finora l’interesse generale del regno stette intimamente connesso colle raccontate vicende che l’Europa intera turbarono. Data pertanto stabil norma alle cose, e quietati i pubblici tumulti, proseguiremo noi il metodo intrapreso, di rilevare cioè le speciali vicende della Sicilia e i mutamenti che mano mano v’andavano succedendo, sia per particolari governative disposizioni, sia per qualunque altra causa; metodo che abbiamo tolto dal Di-Blasi, e che seguiremo costantemente sino al termine del presente lavoro.
Il tesoro di Napoli per le ingenti spese sofferte in tempo della occupazione militare, trovossi alla venuta di re Ferdinando più che mai in dissesto, giacchè i bisogni erano straordinarî, i modi per ripararli pochi o nessuni. Cercossi per vero un mezzo onde ovviarvisi, ma non se ne rinvenne; per la qual cosa i sudditi napolitani che tenevano impieghi sì militari che civili, offrirono spontaneamente di cedere parte de’ loro soldi acciò si potesse impinguare il tesoro, formando altresì un fondo così detto di urgenza capace a concorrere a tutte le spese impreviste. Questa determinazione recò il più salutare effetto, e vollesi dal governo estendere anche in questa parte de’ reali dominî, comunicandola al luogotenente duca di Calabria; il quale ordinò con sua circolare alle analoghe autorità che ritenessero una parte degli emolumenti [725] che gl’impiegati con soldi regî godevano, onde concorrere nel miglior modo possibile alla ristaurazione del tesoro.
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