Pure parve incredibile e fu vero, dai tristi avanzi risorse dopo quattro mesi il teatro s. Carlo più bello e più vago dell’antico; e Ferdinando volle lasciare incerto a’ posteri se fosse dovuta maggior lode al padre o a lui che l’ebbe riedificato e migliorato in brevissimo spazio di tempo.
Le dolorose istorie non sono tuttavia terminate. I gastighi divini che percossero nell’anno 1816 il regno di Napoli, al cominciar del 1817 afflissero anco la Sicilia. La città di Sciacca per lo spazio d’un intero mese fu travagliata da terribili tremuoti che grandemente la minacciarono. In sul finir di dicembre del 1816 sotterranei rombi annunziarono il flagello; i pozzi esalarono zolfine materie, i fiumi stagnarono, e l’aere ottenebrato durò sino a’ 14 gennaro dei nuovo anno, quando appunto una sensibilissima scossa venne generalmente avvertita, ed i fabbricati parvero interi crollare; benchè per caso una sola parte dell’immenso fabbricato del castello così detto di santa Margherita rovinò a terra. Ma per questo non cessarono i rombi nè le scosse nella vegnente notte, quando i cittadini compresi da terrore e da spavento fuggirono dalle loro case per trovare in mezzo alle tenebre un ricovero alla loro salute. L’indomani seguitando le ondulazioni della terra fu forza erigere delle capanne, ove alla meglio s’adagiarono. Intanto varî fenomeni curiosi palesaronsi: il mare si tenne lontano dalla ripa nella distanza di ben trenta canne; i temporanei tugurî si scossero per la violenza de’ tremuoti; e nella sommità di san Calogero, luogo delle stufe, si vide densa colonna di fumo mandar scintille di fuoco, che replicaronsi poscia nel feudo Lazzarino, alla rocca di Reggio e nel feudo di Tranchina.
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