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      L’ultimo fato che l’attese fu quello di venir condannati a morir sulle forche, eccettuato il Luparello che a perpetuo esilio venne relegato.
      Allorquando i due regni di Napoli e Sicilia formarono unico reame, venne abolito ogni dazio di posta per lettere che vicendevolmente essi spedivansi, nè si conobbero le francature, che sono appunto i dritti che riscuotonsi dagl’impiegati sovranamente posti a tale oggetto. Ma con reale decreto de’ 10 giugno del presente anno sua maestà abolì la franchigia sin allora goduta, e venne tanto in Napoli che in Sicilia a sottoporre le lettere alla tassa di grana dieci quando fossero [731] contenute in un foglio semplice, di grana sedeci per un foglio e mezzo, di grana venti per due fogli; e quando le lettere anzidette sorpassassero i due fogli la tassa si sarebbe regolata al peso delle oncie, riscuotendosi grana quaranta per ognuna di esse.
      Medesimamente vennero in quel torno confermati da sua maestà i privilegi al porto franco di Messina, e spezialmente quelli che riguardano ogni specie di provvenienza e di spedizione di generi, derrate, e manifatture, così de’ porti fuori del regno delle due Sicilie, come ancora per i porti esteri.
      Aveva il senato di Palermo con sua rappresentanza rassegnato a re Ferdinando la formula della intestazione che voleva usare nelle occorenze, la quale si conteneva nei seguenti termini: “Noi il senato di questa felice e fedelissima città di Palermo, capitale di questa parte de’ reali dominî di sua maestà il re del regno delle due Sicilie, capo della suprema generale deputazione di sanità di quest’isola, e sue isole adiacenti, grande di Spagna di prima classe.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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