Veramente disdegnava all’umana natura il vedere esseri disgraziati privi della ragione errar qua e là ludibrio di trista gente, destituti di qualunque soccorso morire nella miseria, e più nella perversità del male, che necessariamente aumentava la sua forza, secondochè era più o meno esposto a tutto ciò che poteva influire alla sua esacerbazione. Queste cose toccarono al vivo l’animo del re, e volle seriamente occuparsene; onde venne con suo dispaccio de’ 12 luglio ad ordinare (2634), che a simiglianza della real casa dei matti esistente in Aversa si trovasse modo d’istituirne simile in Palermo, a qual’oggetto formò una commessione, composta dal consigliere di stato principe di s. Marco, dal duca di s. Martino, e dal barone Pastori, affinchè la medesima avesse proposto non che il locale opportuno ove fabbricarsi l’ospizio menzionato, ma altresì i mezzi atti a somministrare la rendita sufficiente al mantenimento di esso.
E la commessione anzidetta rassegnò, in esecuzione dello incarico avuto, a S.A.R. il duca di Calabria luogotenente, che esaminati i luoghi i più opportuni, credeva [732] migliore spediente eseguirne la costruzione nel convento della Vittoria fuori Porta Nuova. Questo progetto fu approvato dalla prelodata A. S. con reale decisione de’ 25 dicembre 1817, ed ordinò nello stesso tempo di sollecitarsi le operazioni che lo stabilimento anzidetto riguardavano, onde potersi al più presto possibile por mano all’opera.
Nel 1818 rimase abolita la suprema deputazione di salute, e una commessione provvisoria venne incaricata di vegliare alla pubblica salute.
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