Rassegnava in ultimo i mezzi su’ quali credeva di poter con più sicurezza far gravitare tutte le anzidette spese. Il re volle per conseguenza che si rendessero meno sensibili a quegli sventurati le conseguenze d’un pubblico infortunio, e perciò s’apprestassero soccorsi pronti e non differibili, e stabilì che si desser al più presto possibile le disposizioni convenienti da questa real tesoreria per mettersi all’ordine dell’intendente di Catania la sola somma delle once quattordicimila centoventicinque, acciò si riparassero e riedificassero le chiese, gli edifizî, e le case di maggiore interesse. Per quelle case poi appartenenti a persone inabili, si liberassero once settemila quattrocento quaranta. Che dell’intera somma del primo e secondo provvedimento non si rimborsasse il tesoro per via d’imposte, essendo ciò sovranamente vietato, ma sullo stato discusso della provincia. E se questo non presentava per avventura possibilità a soddisfarlo, potevansi girare alle rubriche di spese diverse e straordinarie l’economie che sugli articoli tutti del cennato stato discusso s’aveano potuto fare. Che in fine la tesoreria se per mancanza di fondi non poteva prontamente versare le once ventunmila cinquecento sessantacinque in favore dell’intendente di Catania, allora fosse facultata ad un impronto o da particolari o da pubblica amministrazione. Queste munificentissime misure fecero sorgere a nuova vita i luoghi danneggiati, tanto più che l’intendente vigilò in modo incredibile l’esecuzione delle opere, onde ne ottenne lode non poca e dal sovrano, e dagli abitanti e dall’intera Sicilia.
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