Ma v’erano però i compagni de’ Vardarelli (quantunque tutti con tal nome si chiamassero), i quali, sì per vendicare la morte dei loro capi, sì ancora perchè la licenza era ita loro a sangue, aveano cominciato a vieppiù incrudelire, praticando qualunque riprovevole eccesso; la disciplina non osservata, gli uffiziali del re non temuti, essi in aperta intelligenza con quelle bande di malfattori che aveano solennemente giurato di sterminare. Di tanto dolente il generale Amato, cominciò pria colle buone insinuazioni a ricondurli al dovere, ma essi si mostrarono al sommo contumaci, e nella rassegna loro fatta dal colonnello Sivo, per ordine dello Amato, osarono impugnare le armi; qui successe ostinato attacco, e quantunque si fosse procurato d’evitare il sangue, pure avvenne che nove de’ Vardarelli rimasero uccisi, e gli altri prigioni. In tal guisa si spense quella famosa compagnia di ladri, che tanto avea straziato non che il regno di Napoli, ma di Sicilia ancora; per la qual ragione si è voluto da noi questo fatto accennare (2639).
Intanto il modo di computar gli anni riformavasi per sovrano volere in Sicilia. Un [737] decreto del 1806 ordinava, che in essa isola l’anno civile secondo la gregorianna innovazione dovesse cominciare dal primo gennaro, ma il computo delle indizioni non veniva per questo distrutto. Veramente presso quasi tutte le nazioni gli anni regolavansi con l’era volgare ch’è la più sicura, e le indizioni non adattavansi affatto; se l’anno civile veniva giustamente regolato, doveansi togliere le indizioni, giacchè ne’ contratti tutti, e nelle rispettive obbliganze, o in qualunque pubblica e privata scrittura che avesse la guarentigia della legge, il metodo di calcolare le date era quello delle indizioni, mentre in tutt’altro avea forza il computo regolare dell’anno da gennaro a dicembre.
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