Intanto con queste generali novità che avean luogo su frantumi d’un vetusto edifizio, gli antichi impiegati di vecchie amministrazioni venivano privati di loro sussistenza, restando senza mezzi come potere ricuperare i perduti impieghi. Re Ferdinando ora che ogni cosa trovavasi in assetto pensò a sì interessantissima facenda, e con suo reale rescritto comunicò al luogotenente generale le istruzioni onde gli antichi impiegati di aboliti ufficî avessero i dovuti compensi. Vennero pertanto ben calcolati e messi in esame l’anzianità di ciascheduno, il titolo col quale erasi posto nel possesso del suo impiego, il frutto che il medesimo gli apprestava. Con tali considerazioni premesse, si venne altresì a stabilire il modo delle liquidazioni, e delle assegnazioni, le quali furono in vitalizî ad una o più vite secondo le primitive concessioni, ovvero in soldi da percepirsi sostenendo impieghi de’ novelli officî.
Quest’atto sovrano pieno di tutta la munificenza si registra in piè di pagina, perchè essendo memorabile invero non potrà trascurarsi da chi scrive le vicende de’ tempi (2642).
[743] Raccontammo precedentemente le temporanee riforme di re Ferdinando intorno a quel ramo di servizio che la salute pubblica riguarda; ora diremo delle sue diffinitive determinazioni per ultimare l’organizzazione di esso ramo tanto in Napoli che in Sicilia. [744] Ecco dunque come per suo decreto (2643) venne tolta quella forma precaria da cui sino a quel punto era rivestito, sostituendovi l’altra di cui ci occuperemo.
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