Questa circostanza non isfuggì alla sovrana considerazione, per cui venne a disporre che il dazio anzidetto d’esportazione, che pria riscuoteasi in ducati sei a cantaio, fosse diminuito a ducato uno, e che in conseguenza a contare dalla pubblicazione del decreto di minorativa gli agenti doganali non esigessero dritti oltre la prescrizione novella, nè gli intraprenditori pagassero di più del ducato uno a cantaio sul cotone sia in istoppa ovvero in iscorza (2650).
Per la piantagione de’ risi venivano interessati l’agricola industria, e la salute pubblica in un tempo. Questo prodotto quantunque non indigeno, pure dà felici successi in varî punti di Sicilia, ma nasce grave inconveniente nell’atto del germoglio, giacchè l’aria diviene malsana e produce delle perniciose malattie; perciò è che la coltura del riso ha in ogni tempo richiamato l’attenzione del governo, emettendo energici provvedimenti per impedire i mali che cagiona a scapito della pubblica salute. Ora in questo tempo abusavasi più che mai di tale coltivazione, e gli statuti sanitarî in vigore, che in qualche modo aveano frenato siffatti inconvenienti, erano infranti e derisi. Re Ferdinando considerò in primo luogo il danno dell’abusiva coltura, secondariamente l’infrazione agli statuti sanitarî anzidetti, e finalmente la perenne malsania che produceva sugli abitanti nel di cui territorio esisteva siffatta coltura. A toglierli intieramente venne ordinando che le risaie in Sicilia, seguita la ricolta del corrente anno 1820, non poteano più piantarsi che alla distanza di tre miglia da qualunque popolazione sia collettata o no, sotto la responsabilità de’ rispettivi intendenti, i quali doveano badare alla scrupolosa osservanza delle sovrane prescrizioni in parola.
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