Era intanto comandante supremo delle armi stanziate in Sicilia il generale Church straniero di nazione, il quale nella sera di quel giorno in mezzo alla strada del Cassero popolosa oltremodo, e vagamente illuminata ad occasione delle medesime feste, si spinse egli accompagnato dai suoi ajutanti di campo con imprudente consiglio, e con esagerate e dure maniere a dar severi ordini di ritirarsi tosto ne’ loro alloggiamenti a taluni bassi ufficiali dello esercito ornati di fasce della setta carbonara, che ebbri di folle gioja scorrevano per quella via, e si mescevano nell’infimo popolo, che uguale gioja mostrava sperando miglioramento nel cangiato sistema. Ma non fu ubbidito, e di vantaggio avendo la plebe riputato ostile quel suo repentino procedimento se gli avventa addosso; colpi di pugnale vennero financo contro di lui vibrati, che ferirono invece il brigadiere Coglitore, il quale cercava salvarlo. Allora Church fugge subito da Palermo in Trapani donde passò in Napoli (2654). Il popolo in questo mentre corse al suo albergo bruciandone e togliendone le suppellettili. Nel mattino del giorno seguente il popolo medesimo piena la mente di siffatto successo, mette a sacco tanto l’ufficio della carta bollata che quello delle segrezie del distretto. Fuggito il comandante supremo delle armi restava il luogotenente, il quale mentre tali disordini accadevano, non solo non conteneva o reprimeva il popolo, ma neppure alcun provvedimento dava affinchè il male non s’accrescesse; che anzi o ch’egli il permettesse, o che per pochezza d’animo il tollerasse, si diede in potere di faziosa plebe Castello a mare munito d’artiglierie, ed in cui erano quindici mila archibugi che vennero distribuiti a facinorosi e disonesti uomini.