“Fuggiva intanto in Napoli il luogotenente generale Naselli lasciando Palermo fra tanti eccessi! Sciolto dunque il governo, disfatta la soldatesca, un’orda formidabile di scellerati composta dai conciatori, da’ servi di pena liberati, e d’altra perduta gente, mette a sacco il real palazzo, il militare quartiere di san Giacomo, le case degli uficiali dell’esercito e di altre persone, dal sacco passano a violenze moltissime, e da queste alla privata vendetta e al sangue cittadino. Così fu barbaramente ucciso il principe di Cattolica, ed il suo cadavere per più giorni esposto nella pubblica piazza. Cadeva pure il principe di Aci, e la sua testa recisa dal busto era portata in trionfo. Nè fu di scudo al colonnello Caldarera la sua veneranda settuagenaria età o l’uscir della chiesa ove con tranquilla coscienza erasi recato a vedere la messa, chè una insolente truppa di faziosi gli dimanda la spada, e rispondendo egli di non cederla che d’ordine del suo re, un colpo d’archibugio lo stende morto al suolo! La delirante plebe trascina cannoni ovunque, ne guarnisce il lido; e pone a morte coloro, dei quali sospettavasi volerli inchiodare. In mezzo alla strage ed al furore si dirigono i consoli delle arti al pretore per formare una giunta di pubblica sicurezza e tranquillità, per la quale si unirono venti distinte persone primamente presedute dal cardinale arcivescovo di Palermo, indi dal principe di Villafranca, pericoloso uffizio che amendue ressero con lode avendo messo ogni loro cura che i disordini e le rovine sminuissero.
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