I medesimi consoli in numero di settantadue sedevano e dettavano la legge in siffatto consesso a segno che eziandio la formola delle sue determinazioni era espressa decretar la giunta col consiglio dei consoli.
“Le strade prossime alla città furono per più giorni ingombre di facinorosi uomini, gli stessi conciatori, i servi di pena, e certi soldati messi in libertà incitavano alla rivolta e alla rapina, e però in varî circostanti paesi seguitaron private atroci vendette, ruberie, bruciamenti d’archivî pubblici e particolari. Compariva intanto nella rada di Palermo nel dì 25 di quel mese regal naviglio d’un vascello e due fregate di fila con due brigantini spediti appositamente dal governo di Napoli recando decreto di luogotenente, in luogo del Naselli, al cavaliere Ruggiero Settimo, il quale non avendo accettato il penoso incarico, venne prescelto il principe di Scaletta, che per esercitare le sue incombenze tenne stanza in Messina; recò medesimamente proclama del principe Francesco con cui promettevasi perdono ai sollevati ove ritornasser tosto all’ubbidienza. Ad onta di ciò si persistette alla rivolta non solo, ma s’inviarono messi al governo per ottenere che la Sicilia stato indipendente formasse sotto dell’istesso re. Cangiava pure (il che propriamente nel 5 settembre avveniva) la [755] giunta di sicurezza e tranquillità il suo nome in quello di Suprema giunta provvisoria di governo. Di vantaggio eransi con estrema prestezza armate talune barche cannoniere, e si formò nazional milizia di cinque reggimenti di fanti, uno di cavalli, un altro di artiglieria dei quali fecero parte principale i soldati della disfatta regia milizia.
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