In tal modo ebbe luogo nel cinque ottobre sul cotter the Racer la nota convenzione che venne soscritta dal Paternò, dal Pepe, essendovi presente il general Fardella, il pretore della città, il console austriaco, e il capitano di quella nave. Venne in essa fermato precipuamente rimettersi come per lo addietro le armi e la effigie del re. Intero oblìo coprire il passato, amnistia piena e generale a tutti quei che avean presa parte nella rivoltura. Le milizie regie prenderebbero quartiere fuori la città, là dove stimerebbe opportuno il loro supremo capitano. I forti e le batterie sarebbero a costui tosto consegnati.
“Così ebbe fine la memorabil rivoltura; espressero i Palermitani in varî modi la loro gratitudine al Paternò per avere salvato la loro illustre città da crudele anarchia e da cittadina guerra: al Pepe si diedero giuste lodi per la prudenza, la valentia, e la lealtà che lo aveano guidato. Il principe vicario del reame gli attestò il suo gradimento fregiandolo dell’insegne della gran croce dell’equestre ordine di san Ferdinando (2655)”.
Dopo questi trambusti, essendo cessata la intestina guerra si pensò a ristabilire l’ordine e la tranquillità del regno, che taluni faziosi aveano finallora turbata. Mentre il principe della Scaletta si stava qual luogotenente in Messina, e colà più particolarmente intendea a sedare e correggere i malintenzionati, fu nel novembre di quest’anno spedito da Napoli il general Colletta per la sola valle di Palermo, colle stesse qualità dello Scaletta, affine di rendere ubbidienti al sovrano quegli sciagurati che aveano osato [757] prender parte a quegli eccessi.
| |
Racer Paternò Pepe Fardella Palermitani Paternò Pepe Ferdinando Scaletta Messina Napoli Colletta Palermo Scaletta
|