CAPO VIII.
Cardinal Pietro Gravina arcivescovo di Palermo luogotenente generale.
L’elezione fatta da S.M. in persona di S. Em. l’arcivescovo di Palermo luogotenente generale in Sicilia fu intesa da ognuno con singolar piacere per le insigni virtù di quest’ottimo prelato. Aveva egli facoltà di scegliere una giunta provvisoria di governo per assisterlo, di accordo colla quale dovea risolvere a maggioranza di voti quegli affari che interessando l’amministrazione generale dell’isola non ammetteano alcuna dilazione; dessa venne composta in effetto dai signori principe di Trabia, marchese D. Gioachino Ferreri, tenente generale marchese Nunziante, retroammiraglio D. Ruggiero Settimo, principe di Torrebruna, principe di Pandolfina, e dal procurator generale presso la gran corte dei conti D. Gaspare Leone.
Primo provvedimento di questa giunta provvisoria fu lo impedire le perniciose conseguenze che in quel tempo avea cominciato a minacciare la carestia. Era in quest’anno capitato oltremodo scarso il ricolto dei grani, tantochè si temeva grandemente per la pubblica quiete e sicurezza. I vicini paesi invece di spedire in Palermo siffatto cereale, lo richedeano da questa città per le provvigioni loro; e a malgrado l’economia e la precauzione usata dal pretore di Palermo nel secondare queste inchieste, si era veduto non esistere altra quantità di grano nei magazzini di essa capitale che salme novemila circa; la quale quantità era soggetta alla diminuzione almeno di salme cinquecento al giorno per occorrere ai pubblici bisogni; onde si vedeva chiaramente che nello spazio di giorni diciotto veniva intero assorbito il grano di riserba, non rimanendo mezzo alcuno per provvedersene d’altra via, essendo, come s’è detto, impedita ogni dimanda per l’interno dell’isola.
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