Questo inaspettato arrivo recò immenso gaudio negli abitanti, che [761] esternarono con usati segni i sentimenti degli animi loro.
Il domane il nuovo luogotenente adempì alle cerimonie del suo eminente ufficio, prestando, giusta le sovrane disposizioni, il giuramento nelle mani di Sua Em. il cardinal Gravina arcivescovo di Palermo, ch’era stato della carica di luogotenente sinallora investito. Non tralasciò egli altresì di far consapevoli della sua elezione e del suo arrivo le autorità tutte di Sicilia, che lo complimentarono nei modi più soddisfacenti.
Fermato in tal modo il Cutò il possesso della sua carica volle dedicarsi alle cure del governo, e sommariamente informato dello stato in cui trovavansi le cose sino a quel punto credette oppurtuno far note talune idee secondo le quali intendeva regolarsi nello esercizio delle proprie facoltà, a qual’oggetto pubblicò il seguente proclama indirizzandolo ai Siciliani.
“Cessate le convulsioni che taluni spiriti turbolenti sotto mentito e seducente colore avevano eccitato a solo oggetto d’invadere le proprietà degli onesti cittadini, di soddisfare alle private vendette, e di fondare la loro particolare fortuna sulle rovine della quiete pubblica, ed in veduta delle conseguenze fatali che il disordine avea cagionate, s’alzò il voto pubblico ad implorare che dalla provvidenza del re fossero rimarginate le profonde ferite, che i sofferti disturbi aveano prodotte nella economia e nella prosperità dello stato.
“La clemenza del re ha quindi annuito a porre tutti gli argini al progredimento dei mali, e s’è prestata a cancellare le tracce dei danni straordinarî, con soccorsi d’uguale natura.
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