Il sovrano decreto dei 21 gennaro 1817 istituiva questa commessione in Sicilia. Con l’altro dei 28 gennaro 1818 avea alla medesima conceduto il titolo le funzioni e le attribuzioni di cui quella di Napoli era rivestita. Col presente decreto però veniva la medesima composta di un presidente, d’un rettore, e d’un segretario pro tempore, e di altri tre membri distinti per probità e sapere, amovibili in ogni tre anni di loro esercizio, potendo benissimo riconfermarsi nel posto occupato sinallora quando le circostanze il permettessero. I sindaci di ciascun comune presero inoltre cura dell’andamento delle scuole, ed osservando degli inconvenienti, ne resero avvisata la commessione per le opportune provvidenze. Il presidente poi della commessione anzidetta formò tre deputazioni, le quali a vicenda si occuparono dello esame e revisione dei conti dell’amministrazione economica, e di molti stabilimenti scientifici. Restarono sotto la amministrazione di coloro che precedentemente l’aveano tenuta l’università di Catania, il liceo di Messina, i collegi, e qualunque altro stabilimento, sorvegliandoli, secondo le rispettive attribuzioni, le autorità amministrative. Queste ed altre opportune prescrizioni, che si potranno bene osservare nell’originale decreto, diedero novello sistema alla pubblica istruzione, e fecero sì che la cultura intellettuale nell’isola venne maggiormente diffusa e migliorata.
In questo medesimo anno 1822 per una ministeriale del luogotenente generale restarono soppressi i consolati di tutte le maestranze della città di Palermo, e ciò ad oggetto di assicurare maggiormente la pubblica tranquillità, che poteva facilmente essere turbata dalla baldanza in cui queste corporazioni erano venute; e basta in prova accennare quanto perniziosa fosse stata ai cittadini quella dei conciatori, di cui precedentemente ragionammo (2663).
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