A tale oggetto venne altresì in ogni comune eletta una commessione composta dal sindaco, primo eletto, parroco, e dal più anziano dei decurioni collaboratori. Questa commessione si occupò di trovare i mezzi per impiegar coloro, che mendicando non per vizio corporale o inabilità fisica, ma per mancanza di lavoro, poteano benissimo riattivarsi nello esercizio della loro primiera arte; e perciò s’invitarono i possidenti tutti a prendere ai loro servizî una o più di queste persone, le quali d’altronde non poterono più vagare per ispirito d’ozio e d’infingardaggine, molto meno poi per mendicare.
Le persone però inabili come storpî, vecchi, e fanciulli, furono addette a fatiche cui la capacità propria rendeale suscettibili, e quindi oltre ai lavori di campagna si doveano introdurre in ogni comune delle arti e manifatture di oggetti specialmente più bisognevoli al vestito delle persone stesse che le travagliano. Per supplire poi ai mezzi di mantenimento, e alla compra dei capitali, la commessione aprì una soscrizione volontaria di tutti i possidenti dei comuni, i quali furono invitati a contribuire sia in danaro sia in generi al fondo da servire come mezzo ad attivare i lavori delle persone indicate. Ma più d’ogni altro giovò sommamente l’impiegare questa numerosa gente oziosa alla costruzione delle strade, come in seguito si fece per l’opera del Cutò, rendendo un vantaggio tanto al pubblico che ai privati. Queste ed altre opportune disposizioni furon bastevoli per dissipare i gravi inconvenienti che s’eran già cominciati a sperimentare per la frequenza ed eccessiva quantità di mendici, massime in Palermo, ove più che in altro luogo accorrevano per la speranza di potervi trovare soccorsi ed alimenti (2664).
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Cutò Palermo
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