Un’ultima disgrazia sovrastò finalmente a Sicilia, e questa fu l’alluvione avvenuto nella notte del 14 al 15 di novembre nelle circostanti campagne e villaggi della città di Messina. I guasti sofferti furono calcolati non meno di due milioni circa, e la maggior parte dei possessori dei fondi danneggiati preferiron meglio abbandonarli che impiegarvi il triplo del loro pristino valore per poterli render nuovamente atti alla cultura, con dover attendere molti anni per raccoglierne il frutto. Fra i villaggi ch’ebbero a soffrire non poco vi fu quello nominato di s. Stefano di Mezzano, uno dei più ridenti che allora esistevano in quei dintorni pei suoi giardini d’agrume e di frutta d’ogni sorta, che attualmente più non è. In un vicino casale un’intera famiglia di 15 persone tra uomini donne e fanciulli fu soffocata dalle acque. Il comune di Messina votò una somma per soccorrere gl’infelici, e per occorrere alle funeste conseguenze del disastro. Ma siccome il danaro abbisognevole a ciò era esorbitante, convenne farsi una soscrizione volontaria per tutti coloro che avendo mezzi, potevano agevolmente [774] contribuire a porgere una mano pietosa all’umanità languente. Questa via straordinaria però produsse un’inaspettato effetto, superiore ad ogni aspettazione, giacchè non furon pochi quelli che spontaneamente diedero una parte delle loro sostanze per cancellare le orribili tracce del fatale alluvione.
Ma lasciando oramai questa lugubre scena seguiremo la storia dei governativi provvedimenti di pubblico interesse per la Sicilia.
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