Così le monete d’argento calcolate col valore di centesimi, ebbero da una parte la sua effigie colla leggenda: Franciscus I. Dei Gratia Rex, e dall’altra le armi auguste gentilizie colla leggenda: Regni Utriusque Siciliae et Hierusalem etc. Nel contorno poi delle sole monete di dodici carlini o sei, furono incise a lettere incavate le parole: Providentia Optimi Principis. Sulle monete di rame da un lato vi fu la effigie del re colla leggenda: Franciscus I. Dei gratia Regni Utriusque Siciliae, et Hierusalem Rex; e dall’altro si lesse il valore nominale della moneta colla indicazione dell’anno della monetazione. Le monete d’oro in fine portando la solita effigie colla leggenda: Franciscus I. Dei Gratia Rex, ebbero nel rovescio il genio dei [788] Borboni colla leggenda: Regni Utriusque Siciliae et Hierusalem etc. notando in piedi anche il titolo, il peso ed il valore corrente. Nel contorno finalmente delle sole quintuple, e delle decuple vi fu la leggenda: Providentia Optimi Principis (2713).
Cosa degna oltremodo di ricordanza fu in Sicilia nel finire del 1825 l’essersi date norme precise per lo scioglimento delle promiscuità. Noi vedemmo nel 1812, colle parole del Bianchini, in che fine s’avesse voluto far consistere la cessazione delle giurisdizioni feudali, mentre la proclamata abolizione, dice il cennato storico, “fu più in dritto che in fatto. Colla legge del dì 11 dicembre 1816, prosegue egli, confermava il re l’abolizione della feudalità in Napoli e in Sicilia, ma in quello stato già eseguita erasi ed in questo dovea eseguirsi.
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