“Voglia il cielo che la nostra isola vedendo decaduto il valore delle sue derrate agrarie, adotti nelle sue risorse d’economia politica il lavoro delle stoffe, come mezzo principale a saldare il moto del ribasso delle granaglie, quasi unico profitto della coltura dei campi. E se il risultato dei suoi lavori altro non fosse, che rimpiazzare alle stoffe che a caro prezzo va ad acquistare dall’estero, senza agognare alla gloria di mettersi in concorrenza, sarebbe assai felice, venendo così a coltivare quelle materie grezze che la base formerebbero delle manifatture in quelle terre che attualmente restano disimpiegate a motivo della viltà in cui sono arrivati i nostri grani (2718).”
A parte poi di queste teorie l’autore medesimo pubblicava un manifesto, nel quale volontariamente s’offriva a dirigere l’esecuzione dei lavori in caso di stabilimento delle macchine in parola, senza pretendere compenso alcuno.
Nè ciò è tutto. Una cassa rurale così detta delle due Sicilie fondavasi, rappresentata dalla casa Falconet e compagni, nella mira di diffondere prestiti ipotecarî in agevolazione dell’industria, facendo sì che cotesti capitali si fossero agevolmente impiegati ad ovviare i danni cagionati dalla abbiezione dell’agricoltura cui apprestavansi con ciò delle efficaci risorse. Anche Guglielmo Salter domandava privativa di cinque anni per la introduzione d’una macchina atta a tirare la seta, avvolgerla ed incrociarla, che gli veniva prontamente accordata.
Dopo ciò vede agevolmente chiunque quale lodevolissimo impegno vi fosse di trovare con tutti i possibili modi la risorsa della Sicilia, che minacciava per le anzidette cagioni delle funeste conseguenze; e se mancarono le vie ordinarie, vi furon subito di coloro, che spendendo con profitto le ore del giorno e della notte, travagliavano colla mente nel rinvenire i mezzi, onde assicurare maggiormente la fiorigione dell’isola nostra.
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