Fu rimarchevole l’anno 1827 per le continuate piogge che desolarono parecchi comuni di Sicilia e del regno di Napoli ancora. Sembra, dalle contemporanee relazioni, che il danno sia stato molto sensibile, perchè la produzione ne venne guasta e malconcia, molte interne comunicazioni distrutte, molto bestiame tolto via dalla torrente delle acque, che passando dalle mandre di molti proprietarî ne portarono gli animali e le masserizie. I comuni più fortemente colpiti furono per la valle di Messina, quelli di Tortorici, Mirto, Capri, San Marco, Ucria, Mandanice, Frazzanò, Longi, Novara, e Montalbano; e per la valle di Catania, la città medesima, e Mascali, Linguaglossa, Fiumefreddo e Piedimonte. Particolarmente poi per ognuno di questi paesi vi furono i seguenti guasti, secondo la relazione pubblicatane da un giornale di quell’anno (2720).
“In Tortorici sotto un’impetuosa pioggia di ventotto ore le basse campagne restarono allagate, le alture poste in disordine, i seminati distrutti, e gli alberi svelti. Tre infelici rimasero schiacciati sotto il proprio crollato abituro; molti animali trascinati vidersi dalla corrente: le siepi non solo, ma le mura rimasero abbattuti e le vie di comunicazione sconvolte, rotte e perdute. L’unica fontana pubblica scomparve; la chiesa maggiore più non esiste, e quello sventurato comune posto in mezzo a tre fiumi presentavasi in quei momenti nell’aspetto il più tristo del terrore e della desolazione. Il danno ivi avvenuto si fa ammontare a ducati trentamila.
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