Partecipando di questi mali Novara e Montalbano, soggiacevano allo stesso destino; restando ad essi il solo vantaggio di non deplorare la perdita di alcuno dei loro individui. Nella stessa notte del 7 giugno in cui tante sventure piombavano su’ comuni della valle di Messina, l’agitazione meteorologica estendevasi ancora sul cielo di Catania. In quella città gli alberi i più annosi e più forti vennero sbarbicati dal turbine: lo stesso accadeva nelle campagne di Mascali; ed i vigneti, che in quelle contrade la principale sussistenza formano del paese, e molto concorrono alla ricchezza di quest’isola, all’urto soggiacquero della tempesta. Intanto in mezzo allo scompiglio da questa prodotto, uno scuotimento di terra accresceva il generale terrore. Nell’ugual modo lo [795] spaventevole uragano agiva su’ terreni di Linguaglossa, Fiumefreddo, e Piedimonte, portando da pertutto la minaccia della morte e la certezza della desolazione.”
Ecco il prospetto lacrimevole che risulta dalle relazioni contemporanee; ma i mali cagionati dagli orribili disastri durarono nella memoria dei poveri isolani qualche pezza, perchè il ristorare le possessioni, il far rinverdire le campagne, e il rendere comunicabili parecchie strade non fu l’opera del momento, e gli anni che trascorsero per dar compimento al voto comune richiamarono spesso alle conturbate menti i funesti uragani del 1827.
Il sovrano decreto dei 30 novembre 1824 avea esentato dal pagamento dei dazî sino a tutto l’anno 1826 la estrazione dei cereali con bandiera estera.
| |
Novara Montalbano Messina Catania Mascali Linguaglossa Fiumefreddo Piedimonte
|