Intanto affrancaronsi tutti i legni esteri dal dritto di carlini sei a tonnellata, al quale erano obbligati allorchè tirati a terra nel regno delle due Sicilie aveano bisogno di riattarsi; sulla considerazione che la navigazione dei bastimenti poteva soffrir danno, principalmente per l’interna industria, potendo darsi benissimo che i legni malconci sfuggissero d’immettere ed esportare delle mercatanzie, sul timore di dover pagare una somma che andasse ad accrescere naturalmente il valore delle medesime. Anche per le tare sulle botti o sugli involti delle mercanzie immesse nel porto franco di Messina, venne derogato alla tariffa del 1802 che poneva allo arbitrio del credenziere di fissare il dritto per gli anzidetti oggetti, stabilendosi di dover pienamente porsi in vigore la tariffa delle tare annessa al decreto dei 30 novembre 1824.
L’ultimo provvedimento di questo anno versossi sulla seminagione del riso secco cinese. S.M. intenta sempre di promuovere il bene dell’agricoltura aveva appositamente fatto venire dallo straniero tale piantagione, affine di propagarla nei suoi stati. I felici risultamenti ottenutisi in diversi punti d’Europa, spinsero Francesco ad affidare a persone spertissime la cura della coltivazione del menzionato riso secco cinese, onde farlo prosperare prima nel real sito in Caserta e in quello di Boccadifalco in Palermo. Venne altresì ad ordinare che dopo ubertosa ricolta se ne distribuisse una certa quantità alle società agrarie ed ai proprietarî di terre, accompagnata da una memoria compilata dal valente botanico sig.
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