Sul bitume giudaico detto l’Asfalto, pei saggi fatti da un siciliano, fu per ritrar profitto la salute pubblica. Questo prezioso bitume, commendabile per l’uso al quale gli antichi lo destinavano, raccoglievasi nel mar morto, servendosene, come dice Diodoro, per balsamare le mummie, pei vasi etruschi, [797] pelle iscrizioni dei marmi ed altre cose simili; ma oggi però adattavasi alla catramazione delle navi, e a preservare dalla ruggine e dal tarlo molti oggetti capaci a ciò. Ora pensavasi di poterlo impiegare ad uso più rilevante come quello di togliere gl’inconvenienti gravissimi, che le acque potabili con immenso vantaggio, e con facile meccanismo sospinte a qualunque altezza, sogliono per l’umidità che esse spandono, produrre; e gli esperimenti fatti dinanti a molti chimici corrisposero alle idee precorse. Sarebbe desiderabile che così si studiasse ogni buon siciliano di rimuovere per nuovi ritrovati molti mali che ci soprastano nel nostro civile consorzio, sia in riguardo alla pubblica salute, sia per tutt’altre cause.
A mostrare la gratitudine dei Siciliani verso il loro augusto monarca per l’ottimo governo sotto il quale avventurosi vivevano, i Girgentini domandarono caldamente di voler innalzare una statua colossale marmorea a S.M., che venne commessa al valente scultore Valerio Villareale, allievo dell’immortale Canova; ciò che seguirono anche i Palermitani affin di adornare il foro borbonico d’un altro simulacro dei sovrani regnanti di Sicilia, facendo altresì coniare una medaglia che attestasse l’elevazione al trono dall’augusto Francesco I. L’anzidetto simulacro però non potè compirsi pria dell’ottobre del seguente anno 1828; tempo in cui se ne fe solenne inaugurazione con pubbliche feste e cerimonie; nella quale circostanza anche l’Accademia del Buon Gusto mostrò con belle poetiche composizioni l’interna emozione del cuore che provavasi dai cittadini tutti della capitale.
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