Mentre però Sicilia vantavasi d’aver prodotto un ingegno sì rilevante, dolevasi dall’altra della perdita d’un suo illustre figliuolo, intendo del sac. Salvatore Morso. Nato in Palermo a 7 febbraro 1766, ebbe a durar fatica nella prima sua giovinezza ad imprendere la carriera delle lettere, a cagion dell’umile condizione dei suoi genitori. Pure gli fu dato di vincere quest’ostacolo, quando dovette superarne un altro di non lieve momento, che la falsità dei metodi allora in voga nelle scuole poneagli dinanti. Ma per sua gran ventura ebbe a conforto e guida quel potente e straordinario ingegno del Gregorio, il quale iniziollo alle materie sacre e alle lingue orientali, e principalmente all’arabica, in cui in ispecialtà fè il Morso luminosa comparsa per aver contribuito a disvelare la falsità del codice arabo dell’abate Vella, e per avere altresì con questa occasione salito la cattedra di tale idioma nella regia università di Palermo, antecedentemente occupata dallo anzidetto abate Vella, ed ora a lui tolta per l’improntitudine del suo carattere col quale voleva coprire le complicate imposture in onta alla pubblicità che le medesime aveano ricevuto. D’allora in poi il Morso ottenne la pubblica opinione e i favori del governo, e tra le altre sue opere di arabismo e di diplomatica ebbe maggior lode quella che tratta di Palermo antico, che venne data alla luce in un solo volume a spese della comune. Onorato dai più insigni letterati stranieri come Mr. Sacy, De Hammer, Mr. Hayter, Drummond, e Lord North, ebbe il conforto di lasciare viva memoria di sè medesimo nei fasti letterarî della sua patria.
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