Il nostro real osservatorio fondato da Ferdinando I, d’augusta ricordanza, per le premure del principe di Caramanico, salito a gran celebrità per le fatiche del p. Piazzi, pareva che dovesse ora, abbandonato alla ventura, andare a certo deperimento; giacchè si pensava che non trovandosi alcuno che potesse sostenere la riputazione dell’osservatorio anzidetto, e che ne prendesse pari impegno, questo eccellente stabilmento fosse per distruggersi colla morte del direttore che lo vide nascere. Eppur la bisogna non andò così. Niccola Cacciatore i cui pregi sono ad ognuno ben conti mostrò come non solo [800] avrebbe potuto mantenere il decoro dell’osservatorio, e l’onore nazionale per siffatto riguardo, ma che altresì sarebbe stato capace di coordinarlo in più perfetta guisa. Pertanto egli venne proponendo al re delle utili riforme, principalmente nella parte delle odierne osservazioni ch’egli intendeva di pubblicare in ogn’anno mercè una corrispondente dote. Francesco non fu tardo a concedergli la domanda, ma per quanto riguardò l’ultimo intendimento si riserbò in appresso a provvedere.
Invero non potea dirsi che il sovrano fosse avaro nel largire a’ suoi sudditi mezzi d’incoraggiamento onde distinguersi nella carriera delle lettere e delle scienze, e più ancora nella interna industria; giacchè una prova luminosa di questa ultima asserzione può rinvenirsi agevolmente nella munificentissima disposizione, emessa in quest’anno 1828, di fondare in Sicilia, come già in Napoli avea fatto, gl’Istituti d’Incoraggiamento cui andasse rannodata la formazione ancora delle Società agrarie ed economiche, non che la Statistica per le sette valli di quest’isola.
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