S’aggiungeva a ciò che le opere in quell’altra parte del regno andavansi affrettando con incredibile successo; e il sig. Afan de Rivera direttore di ponti e strade vigilava con ogni possibile cura e sollecitudine al compimento d’un desiderio che era il voto dei sudditi di S.M. il re Francesco I. Per l’altra poi che andava a Corleone, quantunque di minore interesse riusciva alla Sicilia, pure non è a negare che era un passo di più per la generale comunicazione dell’isola, e la soddisfazione mostrata da quegli abitanti manifesta il bene che ne proveniva ai medesimi per la relazione nella quale poneansi colla capitale.
      Erasi in questo tempo dato appicco a delle ostilità fra i legni di real bandiera e la reggenza di Tripoli. Varie prede in effetto ne seguirono, ma senza danno degli Algerini. Quella reggenza però volendo risparmiare il sangue dei suoi domandò a S.M. di terminare quelle ostilità, e Francesco generosamente vi aderì, e fe restituire le prede che sino a quel giorno (28 ottobre) eransi eseguite, stabilendo analoga pace.
      Parleremo ora degli atti governativi emessi in favore della pubblica amministrazione sì finanziera che economica della Sicilia, cominciando dal debito pubblico. Sin dal 1825 erasi veduta la necessità d’istituire un gran libro del debito pubblico, e il luogotenente aveva infatti nominato una commessione per esaminare i regolamenti che erano in vigore in Napoli, onde potersi adottare un tale stabilimento in Sicilia. “La commessione, dice il Bianchini, per eseguire l’incarico distinse il debito pubblico di Sicilia in perpetuo e temporaneo, e propose nel 15 luglio del medesimo anno 1825: 1° Non esser necessaria all’istituzione del gran libro la liquidazione preliminare dei titoli dei creditori dello stato.