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      Aprì la scena dell’anno 1830 con una gravissima quistione scientifica insurta tra’ nostri naturalisti, che sì per la sua importanza, e per le circostanze particolari che l’accompagnarono, come pel legame che ebbe colla storia civile della Sicilia, è nostro debito brevemente esporre (2732). A due miglia dalla città verso il sud-est, e a 937 canne dal mare è la campagna di Mardolce, ove i principi normanni teneano lor case di delizia, delle quali veggonsi tuttora dei resti informi. Ivi in una grotta a piè del monte Grifone fu scoperto a caso nel marzo del 1830 quell’immenso deposito d’ossami di smisurata grandezza, che aveano nei tempi andati indotto parecchi uomini di riputato valore, come il Valguarnera, il Mongitore, ed altri, a sostenere che appartenevano a giganti, pretesi abitatori dell’isola. Ma venuta meno ai tempi nostri col lume della filosofia e della critica quell’idea favolosa, e spogliata la storia dalle chimere e dalle assurdità, gl’ingegni non videro più in quelle ossa i resti dei sicoli giganti. Lo Scinà avea detto nella sua topografia (2733), che il suolo della pianura di Palermo era un deposito del mare, e vi s’osservava qua e là la terra d’alluvione. In effetto evidentissimi sono colà i depositi marini; e quel grand’uomo aveva eziandio osservato ch’essi alla loro superficie teneano uno strato di tufo, indurito dall’azione dell’aria e dell’acqua, impastato di conchiglie, e pieno di punti bianco-lucenti ai raggi del sole. Ed aveva aggiunto ancora che abbondantissimi erano in mezzo a tali strati di [807] tufo i nicchi marini, che furon depositati, per quanto pare, lentamente e in un mare tranquillo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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