Diffatti andò per le falde di altri monti, e precisamente in quella dell’apposto Billiemi, e trovò, scavando, un’immensità di frammenti di ossa simili a quelli, per cui sì alte e numerose quistioni si levavano. Questa scoperta del Bivona convalidava sempre più le idee dello Scinà, e la gloria ne accresceva. Perciocchè ivi, secondo che lo stesso Bivona nobilmente sdegnato rinfacciava, non combattè Asdrubale contro Metello, ivi non è Naumachia, ivi non son laghi nè fonti, ivi non fu palagio nè serraglio di Emiri, come non ne furon giammai a Mar-dolce. Questi eran fatti che dovean vincere le opinioni più ostinate, eppure non tutti ammutirono. La pianura di Palermo avea per le osservazioni e pei travagli dello Scinà acquistato già un eminente posto nella geologia d’Europa; ma quest’ultime scoperte la resero famosa nel mondo. Il Cuvier, che solo in geologia valeva un Areopago, osservava le ossa che da quì a Parigi gli si mandarono, per conoscere il parere di lui; ed ei le diceva fossili ed appartenenti ad ippopotami, com’erasi detto dai nostri saggi, le reputava [808] preziosissimo acquisto, nel gabinetto del re le collocava. Dietro il sovrano giudizio d’un sì grande uomo tacquer tutti; ed intanto lo Scinà veniva pubblicando quello stupendo rapporto che farà epoca nella storia naturale di Sicilia (2734). Imperciocchè ivi traccia le prime linee dello studio della notomia comparata, di che non era alcun segno fra noi. Egli sapientemente diceva che la forma e le dimensioni sono quelle che distingono i fossili dai viventi, e sopra questi caratteri anatomici è fondata la novella scienza, chiamata dal Cuvier Paleontografia, e da altri Archeologia Zoologica.
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