Un altro utile provvedimento fu quasi nello stesso tempo emesso, nella mira di conservare gli oggetti preziosi della bella Palermo. Il locale della real cappella palatina di questa città, dove si conservano gli originali diplomi dei principi normanni e svevi e dei loro successori, era poco adatto a garentire dalla umidità e dalle ingiurie del tempo quelle carte preziose, che si vedevano perciò di giorno in giorno deteriorare dalla loro condizione. S.M. volendo riparare a siffatto inconveniente dispose in quest’anno 1831 che un tale archivio si costruisse in altra stanza più idonea, con farvisi dei forzieri ad uso della paleografia, dovendosi quegli antichi documenti ben coordinare, onde potersi esporre comodamente alle fatiche dei dotti (2741).
[812] Per molti esperimenti chimici riconoscevasi ora più che mai la somma utilità delle acque minerali d’Alì. Aveasi conoscenza che le medesime abbondassero di ferro, di sale, di gas-acido, di carbonico, e di gas-idrogeno solforato; ma la peculiare attenzione del valente chimico messinese Gioachino Arrosto analizzando con più accuratezza le anzidette acque, fece manifesto contenervisi tale quantità di jodio che le rendeva le più pregevoli e più salutari della intera Sicilia. Siffatto ritrovamento fu comprovato non solo dalle osservazioni della accademia Gioenia di Catania che ne fe’ anche sperimento, ma altresì dal rinomato geologo padre Barnaba La-Via cassinese. In conseguenza di che si ebbero delle portentose guarigioni, e la affluenza del pubblico colà rese più generale e più importante l’uso delle acque anzidette.
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