L’atmosfera però non erasi notabilmente alterato, e solo si vedevano morti sulla superficie del mare molti pesci; alcuni dei quali presi e sventrati dai marinai contenevano nelle loro viscere dei pezzetti d’una materia grigiastra, ch’apparteneva appunto alla vulcanica. Trovavasi allora in Palermo il professore di geologia in Berlino sig. Hoffman, il quale volle ocularmente visitare il luogo che era soggetto di tanta attenzione, e portatosi diffatti vicino al vulcano potè distinguere il diametro intero di un’isola prominente ch’erasi alzata dal mare. Le parti più elevate non formavano che l’orlo irregolare d’una immensa e quasi circolare voragine, e la circonferenza di essa fu da lui calcolata per un mezzo miglio italiano. Potè egli inoltre ben distinguere che l’intera massa era formata di scorie nere, di lapilli e di grosse ceneri, e che l’altezza alla quale veniva spiccata era di 600 piedi. Stese l’Hoffman una relazione di questo singolare avvenimento in forma d’epistola dirigendola allo egregio duca di Serradifalco (2748); mentre il governo che avea fin dal primo apparire di quelle esplosioni incaricato delle persone intelligenti onde visitare il luogo del fenomeno, spediva ora Domenico Scinà per osservar da vicino il vulcano, e presentargli un distinto ragguaglio delle sue fisiche operazioni; ed egli in fatti vi si recò prontamente, e notò i singolari prodotti di quello straordinario avvenimento che richiamava le antiche epoche di nostra storia. Anche il sig. Gemmellaro professore di storia naturale nell’università di Catania lesse una dotta ed elaborata memoria sul medesimo soggetto, che divulgò parimenti, nella quale si rinvennero delle sode riflessioni sul fenomeno vulcanologico dei mari di Sciacca, notando quelle circostanze che poteano influire a rendere maggiormente esatto, veridico, ed imparziale il suo racconto.
| |
Palermo Berlino Hoffman Serradifalco Domenico Scinà Catania Sciacca
|