L’isola intanto che era divenuto oggetto di serie [817] meditazione, ebbe nome di Ferdinanda, volendosi con ciò onorare l’augusto sovrano, sotto il quale un tal fenomeno avea avuto luogo (2749).
Il cholera-morbus, fatale epidemia che troncò vittime innumerevoli in Europa originato dall’Asia, moveva ora lento il suo passo struggitore attaccando le vaste regioni della Germania, e minacciando d’invadere anche lo Stato Lombardo Veneto, introducendosi così nella bella penisola ove il sì suona. Il timore del vicino contaggio impaurì le città tutte italiane, onde si prepararono a combattere per quanto fosse stato possibile un sì orrendo flagello con delle precauzioni sanitarie. Ora tra le altre provincie non furon ultime le siciliane, ove ogni mezzo fu posto in opera perchè il littorale si guarnisse di guardie in modo da non permettersi furtivo sbarco di provvenienze infette; e che dall’altra parte poi le deputazioni sanitarie raddoppiassero la vigilanza circa allo adempimento delle disposizioni in quanto alle cautele, e a tutt’altro che fosse stimato necessario per la garenzia della pubblica salute dell’intera isola. Furon anche date le norme opportune per le pesche, stabilendosi la durata e l’ora di queste marittime operazioni, ed esibendosi delle patenti da quei marinari che per la loro sussistenza dovessero necessariamente addirsi al loro mestiere durante i timori della vicina peste. Queste opportune e saggie prescrizioni preservarono dal contaggio la Sicilia per ben sei anni, dopo i quali non fu più possibile d’impedirlo, trovandosi attaccate le regioni di Napoli; e i nostri pescatori per illeciti guadagni di clandestini traffichi spensierosi di qualunque cautela cimentarono davvantaggio la pubblica salute.
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