L’altra disposizione versossi sulle classi indigenti della società, le quali per mancanza d’impiego inondavano le città principali dell’isola, arrecandovi ogni possibile danno o sconcezza. S.M. volendo provvedere a ciò comandava, che le strade interne delle anzidette città si lastricassero, ed altre si aprissero nelle vicinanze delle medesime per rendere più facile il tragitto delle produzioni dei paesi e ville circostanti: così rendevasi un bene immenso alla gente povera, impiegandosi in queste per altro utilissime opere. Per Palermo diffatti furono eseguite le strade fuori porta Macqueda, s. Antonino ec., la strada di Sferracavallo, quella di s. Maria di Gesù, della Favara e molte altre che rendevano più libere ed aperte le relazioni colla capitale, ove naturalmente affluivano più che in ogni altra parte vicina tutti gli abitanti dei circonvicini paesi o villaggi. Ma fu inoltre stabilito in Palermo un locale per ricettare coloro che incapaci per fisici difetti al lavoro, non potessero procacciarsi da per sè stessi la sussistenza, adattandosi alle comuni opere.
Pei detenuti fu anche migliorato il trattamento diario, stabilendosi la qualità e quantità delle vivande che servir doveano d’alimento a quei disgraziati; e S.M. voleva che la pena dovuta ai loro misfatti non fosse resa più grave dai cattivi trattamenti cui nè la legge nè l’umanità li chiamava.
Sovrastava intanto un gravissimo inconveniente all’agricoltura, e questo era prodotto dalla inondazione delle cavallette. Questi perniziosi animali, rovina e desolazione delle campagne, si resero nell’anno 1832 numerosissimi in Sicilia, a tal segno da far grandemente temere per la coltura; i proprietarî inefficaci a poter porre argine al danno che li minacciava, sentiti reclami avanzarono a S.A.R. il luogotenente onde riparare nel miglior modo possibile a ciò, procurando con tutti i mezzi la estirpazione delle cavallette.
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