Con tale mira il sovrano pensava di rettificare i due cespiti, che costituiscono una parte interessante della nostra finanza, e che più degli altri si estendono su tutte le classi delle popolazioni: quali sono appunto la Fondiaria ed il Macino. Il progetto di tale rettificazione fu commessa ad uomini forniti di lumi, affinchè dalle discussioni da farsi quei risultamenti s’ottenessero che per le teorie non solo, ma per l’esperienza eziandio fossero trovati migliori.
Fu inoltre abolito in Sicilia il dazio di grani quattro a rotolo sulla consumazione della carne. S.M. pensava che questa imposizione riusciva onerosa all’economia dell’isola, opponendosi al prosperamento della pastorizia e dell’industria agraria, molto più che la carne doveva riguardarsi come oggetto di prima necessità. Con tale intendimento egli tolse questo pubblico gravame in tutti i comuni di Sicilia, eccettuandone i capo-valli, pei quali riserbossi in appresso a provvedere (2750).
Discorsesi in questo tempo della fondazione d’un Gran libro del debito pubblico, colla correlativa cassa di ammortizzazione, che dovea avere il suo cominciamento in sul principio dell’anno 1833. Non è che un tal progetto fosse nuovo per Sicilia, giacchè s’è veduto antecedentemente quanto dai precedenti sovrani fosse stato praticato per tale riguardo; della istituzione del gran libro erasi parlato sin dal 1825; ma le commessioni erette all’uopo onde trovare i mezzi opportuni ad effettuirla in Sicilia andarono sempre a rilento; e quando Francesco ordinava lo esame dell’assegnazione di fondo di dritti speciali dei creditori dipendenti da contratti originarî, dei modi di purgarli dei dominî e delle affezioni ipotecarie anteriori alla pubblicazione del codice, di dichiarazioni d’immobilizzazione d’una parte di esse, perchè forse appartenenti a manimorte ed a’ corpi morali, bisognò, per eseguirsi una tal disposizione, un nuovo comitato nominarsi (il che avvenne nel marzo del 1830); il quale rassegnò che il debito perpetuo dell’erario di Sicilia compresi gli arretrati da consolidarsi e le rendite da costituirsi in compenso degli ufficî dei dritti aboliti ammontava ad once 208,510 annue, che depurate d’ogni ritenuta si riducevano ad once 60,644 esclusi i particolari creditori, le manimorte, i corpi morali, e tutto ciò insomma che formava oggetto separato dalla rendita soggetta al sodisfo di crediti così propriamente risguardati; proponeva anche un fondo di ammortizzazione corrispondente all’un per cento del debito; e siccome per siffatto fondo abbisognavano once 12,129, alle quali era d’uopo aggiugnere le somme necessarie per l’istituzione e mantenimento tanto del gran libro, che della cassa di ammortizzazione; così potevano all’uopo far fronte le economie sui soldi degli impiegati della commessione dello stralcio, che si volevano aggregare alla detta cassa.
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