Era dunque libero con ciò a chiunque il proporre mezzi di generale vantaggio, spiegandone l’applicazione e i modi d’esecuzione, perchè il sovrano in certo modo pareva invitare i cittadini illuminati e zelanti del pubblico bene a concorrere alla grand’opera del sociale perfezionamento; ed ei lo voleva tanto da raccomandare lo impegno nelle fatiche, la sollecitudine nei travagli, la sodezza nei progetti. Quest’associamento pareva assolutamente aver cambiata la economica posizione della Sicilia, ove gridavansi principî e teorie sulla materia; pareva aver [821] vinto e superato ogni aspettazione. Il travagliare per la prosperità del paese non era solo opera del sovrano che ci comandava, ma era divenuta anche dei sudditi, al quale lasciavasi libero campo di speculare. Re Ferdinando adunque mostrava in questo apertamente quello impegno che nutrono i cuori infiammati dalla vera e reale virtù; mostrava che quel sacro deposito della felicità del regno alle sue cure affidato, poteva essere sgravato o alleggiato dalle sollecitudini di uomini, che amando la terra natale, avessero potuto proporgli sodi mezzi di universale incivilimento, che gli avrebbe momentaneamente approvati, quando fossero riconosciuti tali veramente.
Il nostro istituto comiciando i suoi lavori, pareva concentrare i raggi che dall’intera isola partivano su questo particolare, mostrava riunire e crivellare le opinioni tutte che dalle società economiche si manifestavano, insomma centralizzava le operazioni per poterle dirigere con maturità ad un dato oggetto.
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Sicilia Ferdinando
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