La lava vomitata dalla eruzione dell’alta base del cono, si diffuse in prima sopra quella del 1787, che si frappone fra una casa e il cono del cratere; ma non potendola sormontare nelle sue alture, si rivolse verso levante e si precipitò per la valle del Bove, verso il Monticello s. Simone. Ma questa non ebbe più seguito, e sino al giorno 4 [822] novembre non avea ulteriormente progredito. Il materiale della nuova lava consisteva di scorie pirosseniche nere, scabrose, a superficie semifusa. Nei giorni primi dell’eruzione s’eran vedute le nuove bocche di SE. mandar di continuo arene e scorie, ma nel tutto poi questa superiore esplosione era poco calcolabile. Ecco quanto ebbe luogo in quella circostanza siccome risulta da una relazione che abbiamo avuta sott’occhio. Ma possiamo a ciò aggiugnere però che per questa eruzione ebbe non poco a soffrire il comune di Bronte, il quale oltre all’essere stato grandemente minacciato dalla lava anzidetta che pareva di coprirlo, ebbe altresì ad esser danneggiato da un fortissimo tremuoto che rovinò fabbriche e palagî, colpì uomini e donne, vecchi e fanciulli, e finalmente devastò molte possessioni, le quali avendo poco innanzi provato una dirottissima pioggia, trovaronsi nel punto dello scotimento più che si possa immaginare nel grado di sentirne gli effetti funesti, per lo chè molti alberi caddero e guastaronsi.
La provvida mano di S.A.R., organo immediato delle sagge mire del nostro augusto Ferdinando, non si stancava giammai nel rintracciare i mezzi come render florida questa parte del regno.
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Bove Monticello Bronte Ferdinando
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