Ma come vi si fosse infine rimediato noi diremo in appresso, essendo ciò materia d’altro luogo, e quando appunto Amato Taix ed Arsenio Aycard stabilirono un contratto, le di cui vicende si resero memorabili.
Gregorio XVI avea sin dalla sua esaltazione al pontificato inteso a conciliarsi l’amicizia dei sovrani delle due Sicilie, i quali sì per la loro potenza in Italia, sì ancora per la vicinanza poteano essergli di giovamento non poco. I sentimenti del nostro Ferdinando eran di già palesi ad ognuno, e perciò poteva Gregorio riposar sicuro che il sovrano di Napoli era l’amico della santa sede. Ciò non ostante volle egli rafforzar viemaggiormente quei vincoli d’amistà e di reciproca armonia che cogl’illustri antenati Roma avea sempre tenuta. In tal proponimento egli spedì in quest’anno 1833 nunzio apostolico presso la corte di S.M., monsignor Gabriele Ferretti arcivescovo di Seleucia, che venne complimentato, appena giunto in Napoli, dalle persone di corte, e prestamente introdotto alla reggia. Ferdinando assiso sul trono aspettò quella nunziatura, della quale non sapeva bene l’oggetto, quando vide il Ferretti alla sua presenza che in questo modo gli parlò: “Sire – La onorevol missione di cui sono oggi fortunatamente investito, mi rende oltremodo superbo ed orgoglioso, trattandosi di stringere con nodi più belli quella preziosa armonia già da tanti anni serbata intatta tra la santa sede e il regno sublime della M.V. La religione che ha formato base dell’augusto governo dei Borboni, ha suggellata oramai questa reciproca unione di due stati resi fratelli dalla natural posizione, e fortificati nei loro vincoli dalla amicizia, e dalle relazioni che felicemente esistono tra di essi, e dei quali non si desidera oggi da sua Beatitudine che una novella ratificazione.
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