Si videro allora gli stabilimenti di filantropica e cristiana carità mancar di regole e di statuti, perder le rendite perchè invertite ad altro uso contro volontà dei pii testatori, e le rimanenti assorbite dalle spese di amministrazione (2764). Si considerarono pertanto in quest’anno 1833, i gravissimi inconvenienti ai quali era andata incontro la beneficenza di Sicilia, e mentre oziosi in tanto danno i consigli degli ospizî erano testimonî impassibili, il governo disponeva che s’eleggessero delle commessioni parziali affin d’esaminare con esattezza tutte le spese di pubblica e privata beneficenza, le entrate e le spese d’ognuna, esaminare l’uso pio a cui erano stati destinati, e quelli a cui potrebbero con maggior profitto destinarsi in appresso; affinchè si potessero con ciò in miglior guisa ordinare i soccorsi della carità pubblica. Le commessioni anzidette poi, affine di recare a compimento il lavoro di cui erano stati richiesti colla [830] maggior possibile perfezione, furono sindacatori dei consigli degli ospizî sunnominati, ed esaminarono perciò gli stati tutti delle opere di beneficenza dipendenti dai medesimi, onde veder se queste offrissero delle rendite da potersi investire e destinare a sollievo dell’umanità (2765).
Intanto delle manifatture di panno s’introducevano in Sicilia secondando la richiesta fattane dal francese sig. Antonino Barbier, oltre a quelle destinate per fondere il rame di cui domandavasi appositamente privativa. Queste cose mostravano come si volesse ad ogni costo immegliare l’economica condizione dell’isola, la quale mancando di spirito di associazione non poteva da sè stessa provvedersi di mezzi come giugnere a lavorar da sè delle manifatture di che a caro prezzo è necessitata a provvedersi dallo straniero.
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