Una dolorosa calamità avvenne in sul finir del presente anno 1833 nella comune di Modica, e questa fu l’alluvione da cui ebbe a soffrire inenarrabili guasti; le masserizie delle case si videro nuotar in sull’acqua, il contado ne fu malmenato e percosso, molti edifizî rovinarono, e con essi le pubbliche scritture che la municipalità del paese risguardavano; sette individui furono soffocati dalle acque, e parecchi ponti che stanno nella convalle per la forza ed impetuosità delle medesime franarono. Il governo fu sollecito di arrecar il miglior riparo a tanta disavventura, e contribuì in modo incredibile a ristorare dai danni sofferti quegli afflitti e sciaurati cittadini (2766).
Il sussecutivo anno 1834 sebbene non fosse pieno di rilevanti accidenti, purnondimeno però non ne andò del tutto esente; per la qual cosa noi accenneremo di quelli che hanno un maggior nesso alla storia morale o civile che si voglia dire della nostra Sicilia, riguardata sotto il reggime de’ suoi sovrani o per essi dei luogotenenti per volontà di quelli preposti.
Fu appunto in gennaro del predetto anno che il conte di Siracusa luogotenente inculcò a tutti i comuni dell’isola di mantenere con le proprie risorse uno o più alunni a pensione in Roma, onde perfezionarsi nelle arti belle di cui quell’inclita capitale del mondo, un tempo di politico dominio ed ora di cattolico, fa tesoro inesausto. Pensava egli con alto intendimento invero, non esservi mezzo più efficace per giugnere all’artistica perfezione, quanto lo studio dei gran modelli della bella antichità; e per il legame che unisce le arti alla pubblica cultura ed ingentilimento, potersi maggiormente distinguere questa classica terra, ove ogni pietra è memoria perenne di grandezza, tra le culte nazioni europee, nell’istesso modo che si distinse nella greca e romana dominazione; e seguitare a far bella mostra di sè, come finora ha fatto in questo genere, dal secolo del risorgimento delle arti fino al nostro.
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