Carlo Dolce, i disegni analoghi del progetto in parola; i quali non furon tardi a rassegnarglieli, calcolando anche la spesa necessaria per le opere da eseguirsi, che fecero ascendere ad once duemilacinquecento circa. Questa somma sussecutivamente fu rilevata in quanto ad once quattrocentocinquanta dal cumulo delle somme raccolte per mantenimento dei poveri, per once mille dai fondi dello erario, ed il dippiù su quelli della comune. Si destinarono inoltre alla materiale esecuzione dei lavori tutti i poveri, mercè l’opera dei quali si vide in breve ridotto il piano del nostro real palagio in modo così vago e delizioso come attualmente s’osserva. Solamente non ebbe luogo la erezione della statua di S.M. il re nostro signore; ma si spera però che migliorandosi semprepiù quel fioreggiante recinto, possa essere finalmente appagato il comun desiderio di veder sorgere sulla base di bianco marmo appositamente costrutta il simulacro del sovrano delle due Sicilie.
Ma un’opera più importante compivasi in quest’anno, accrescendo pregio e lustro alla città di Palermo. Ognun sa come fosse simmetricamente divisa questa capitale della Sicilia per mezzo di due rettissime strade che fra lor s’incrociano formandone il miglior ornamento. L’una delle anzidette strade ch’è la via Toledo va da porta Felice sin oltre alla città sotto le falde di Morreale; e la seconda ch’è la Macqueda va dalla porta d’un tal nome sino al fiume Oreto. Ora una delle più belle contrade surburbane che sono nella cima delle anzidette strade, è quella che mena al fiume accennato, il quale trovandosi davvantaggio circondato dalle più sollazzevoli campagne, fa uno spettacolo gradito all’occhio maggiormente di colui che non è abituale nelle nostre vaghissime e leggiadre vedute.
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