S.A.R. pensava che il peso in parola riuscisse con effetto gravoso principalmente al povero, il quale dovendosi per necessità provvedere ogni giorno di tal cereale, veniva ad assoggettarsi al dazio sunnominato, senza potersene esimere. Pertanto propose a S.M. lo spediente di eleggersi una commessione onde esaminare i contratti originarî delle alienazioni di detto dazio in favore dei così detti Campisti; vedere le somme da loro effettivamente date per l’acquisto di detto dazio; le condizioni convenute in ogni contratto; se vi si contenesse in tutte le stipolazioni il patto della ricompra a favor del comune di Messina, o se fosse esercibile in una o più volte; e marcare, secondo la somma sborsata da ciascun Campista, la rendita che vi potrebbe corrispondere alla ragione del cinque per cento. Liquidare inoltre la percezione ch’eglino aveano di netto ricavata dal dazio in ogni anno, depurandola dalle esazioni abusive; coacervare le percezioni, e fissare la quindicesima parte che ne risulterebbe, indicando secondo la medesima la rendita che vi si potrebbe far corrispondere alla ragione anzidetta del cinque per cento. Finalmente esaminare il metodo di amministrazione d’un tal dazio, e quello che avrebbe potuto tenersi dalla comune, se ne avesse avuta la percezione, indicando all’uopo i risparmî e i vantaggi che ne sarebbero derivati. Ferdinando credè ottimo il progetto, e non esitò punto ad approvarlo; e la comune allora si credè finalmente di venire esentata da un dazio così angarico, quanto era quello prodotto da circostanze imperiose e da necessità irrefrenabili.
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Campisti Messina Campista
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