La commessione incaricata dal governo per la costruzione del nuovo carcere, di cui facemmo anteriormente menzione, cominciava ora ad occuparsi con solerzia ed alacrità di questo interessantissimo obbietto, conciossiachè proponeva di doversi erigere il nuovo fabbricato nel locale così detto dell’Ucciardone a’ Quattro venti fuori la porta Macqueda della città di Palermo, ove credeva essere adatto e proprio il terreno; e quando il governo accettava un tal pensamento, la commessione anzidetta passava a dare in appalto le opere tutte bisognevoli per la edificazione, come di muratore, di fallegname, marmorario e scarpellino, onde s’avesse maggiormente agevolata la pronta esecuzione del carcere in parola. Pareva in somma che per questo riguardo non si tralasciasse cosa intentata purchè al proposto fine si pervenisse; pensavasi quanto onore fosse per ridondare alla capitale della Sicilia per siffatta costruzione, e come ne avvantaggiasse il buon costume e la decenza. Eravi poi dall’altro canto la decisa volontà di re Ferdinando, il quale mostrava un’impegno particolare in ciò, giacchè, oltra al decoro della città di Palermo, veniva a ripararsi un’inconveniente gravissimo che dalla ristrettezza del locale in cui stavano i carcerati ne proveniva. Ciò interessava grandemente il sistema penitenziario; e i nuovi comodi che a que’ disgraziati preparavansi, mostravano come il nostro sovrano volesse gareggiare in munificenza co’ più illuminati regni dell’Europa, ove un’amore speciale una protezione tutta propria spiega il governo in favor dei detenuti, acciò la pena del delitto non fosse resa più acerba dai mali che naturalmente producono luoghi ristretti e abbandonati da ogni pulitezza.