E a maggior suo onore progrediva anche in quest’anno con incredibile celerità la costruzione delle nuove carceri, essendo stata già ogni preventiva operazione d’appalto o d’altro condotta a compimento, onde erasi ora messa mano all’opera con tanta solerzia che se ne sperò in breve il compimento. Il Campofranco ben persuaso della importanza di sì sontuoso lavoro mostravasi spesso agl’impiegati, sorvegliando le loro penose fatiche, e incoraggiandoli, e della operosità loro eziandio lodandoli.
Nè quest’eran le sole cose che al maggior lustro della città di Palermo in questo tempo si faceano, conciossiachè il prospetto della nostra cattedrale diveniva anche ognor più bello e maestoso. Dopo gl’immensi ristauri eseguiti nelle fabbriche che avean finalmente dovuto cedere all’azione d’otto secoli d’esistenza (2772), restava a riedificarsi il maggiore dei suoi campanili. A questo si rivolse appunto la comune attenzione; perlochè procurossi con tutti i possibili mezzi di condurre a compimento siffatto lavoro. Ed infatti dato incarico all’architetto Palazzotto di far eseguire il campanile anzidetto, il medesimo lo fe ricostruire in breve spazio di tempo con tutta quella solidità che opera così grande esigea, e con quella esattezza negli esterni lavori, che in nulla discordava collo stile e coi caratteri dell’intero edificio. Ma la maestà e la bellezza di quel tempio orrevole per l’antichità, pei suoi ornamenti, e per le reminiscenze di cui è ricoperto, venne in qualche modo ad essere scemata da quella [837] enorme cupola che gli sta nel centro, la quale incoerente per la forma al resto dell’edificio, destava nell’insieme un so che di ripugnanza.
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