Ed a ciò appunto erasi pensato d’ovviare, rivestendo pure con gotiche forme l’anzidetta cupola; ma quali che ne fossero state le cagioni, un tal proponimento rimase privo d’effetto, e tuttavia lo è non senza sconcio di quel maestoso fabbricato, del quale per la continua visita che i viaggiatori vi fanno è oramai più che in altro tempo splendida la fama; ed il rimprovero dei medesimi su questo particolare dovrebbe spingere coloro che possono agevolmente in ciò prender parte a riparare a quella incoerenza, sicuri di render un servigio alla patria, e maggior rinomanza accrescere alle antichità di cui Palermo è rivestita.
Contemporaneamente a questo lavoro sulla cattedrale di Palermo, s’imprese quello del Lazzaretto. Non è che tra noi non esistesse una tale utilissima istituzione, conciossiacosachè sin dall’anno 1628 erasi pensato a provveder la città di Palermo d’un Lazzaretto, che sebbene informe, pure non fu assolutamente disadatto al suo fine. La occasione che diede origine a questo fabbricato fu la seguente. Un’orrenda peste avea da più tempo travagliata l’Europa mietendo vittime innumerevoli, ma in quell’anno 1628 infieriva già nelle italiche contrade non appena le avea invase. La Sicilia prossima al continente avea ben ragione di temere per sè, e il vicerè duca d’Alburquerque, primo d’un tal nome (2773), che allora reggea l’isola, pensò diffatti d’antivenire un tal flagello col ridurre a Lazzaretto un fabbricato esistente nel piccolo promontorio dell’Acqua Santa, luogo presso il mare, e distante due miglia dalla città verso tramontana.
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