Il terreno che occupò non fu che di canne ventotto di lunghezza, ed il suo intero consistette in due grandi magazzini, separati da un intermedio cortile, per mezzo del quale s’avea ingresso dalla parte della sponda; e tre stanze superiori alla estremità del magazzino sporgente a mezzogiorno, ed altrettante inferiori addette alle persone di custodia, chiudevano l’intero fabbricato. Ma bisogna confessare che siffatta opera era sì disadatta al suo scopo, per la imperfezione ed angustia del luogo, che in caso di contagio niun riparo potea apprestare alla sua invasione. Così durarono le cose sino all’anno 1771, tempo in cui per cura del vicerè Fogliani furon aggiunti varî corpi, e quando l’epidemia di Malta minacciò grandemente la nostra isola, allora fu il Lazzaretto munito di recinti e cancelli, soprapponendovi delle altre fabbriche, che presto rovinarono per la loro fragile struttura (2774).
In questo stato erano le cose al 1833 quando venne pensiero al magistrato supremo di salute di proporre a S.A.R. il progetto di restaurazione e d’abbellimento del Lazzaretto di Palermo, affinchè potesse agevolmente apprestare quei comodi e quei vantaggi che da tali opere debbonsi sperare. Il prelodato principe non appena fu inteso di ciò, diede prontamente ordine di porsi mano all’opera, incaricando l’architetto camerale signor Puglia ad eseguire il disegno e la relazione di stabilimento sì utile, che venne affidato alla direzione del duca della Verdura, mercè lo zelo e l’attività del quale fu condotto a compimento sotto la luogotenenza del principe di Campofranco, che ne affrettò la perfezione in breve tratto di tempo.
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