La loro forma era in tutto simile a quella delle monete battute in Napoli, ma la leggenda venne rilevata come in quelle del primo re Ferdinando, e non già com’era stata dappoi corretta. Questo errore commesso di buona fede da chi era stato preposto a sorvegliare alla monetazione anzidetta, produsse l’inconveniente di non potersi render libera la circolazione del danaro improntato in Palermo, e perciò convenne ritirarlo da chi ne avea cominciato a far commercio, sul semplice valore del metallo impiegatovi, restando soppressa tutta quella quantità di moneta lavorata nella nostra zecca. D’allora in poi non s’è più essa attivata, e continua invece tuttavia a lavorare quella di Napoli con ottimo successo, siccome antecedentemente avea fatto.
In mezzo a queste cose dolsesi Sicilia d’una amara perdita, che tuttora lamenta. La morte degli uomini che han reso onore alla patria ove nacquero, è riparabile solo sulle carte della storia, quantunque van tolti col loro deplorabile fato maggiori e sempre crescenti allori al paese che lor diede il primo soffio dell’aura che han respirato. Così e non altrimenti fu di Vincenzo Bellini, di cui intendiamo tener ragione, rigeneratore della musica moderna. Nato in Catania nel 1806, avvertì sin dalla prima sua infanzia la naturale inclinazione che lo predominava, onde cresciuto in età fu per disposizione del padre, che alla musica per mestiere addicevasi, spedito in Napoli ad apparar gli elementi di quell’arte che lo dovea presto portare ad una celebrità, che maestri rinomati spesso gl’invidiarono.
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