Mentre però correva il Bellini a tanta gloria, mentre ogni composizione era soggetto di nuovi trofei, non toccando ancora il sesto lustro periva in Puteaux presso Parigi, lasciando in retaggio l’amaro cordoglio dei buoni, e il pianto sul ciglio nella Sicilia. Il grande Rossini tributogli quegli onori dovuti per altro al merito sovrano del Bellini, fatto più bello e rifulgente dalla mano pietosa che l’onorava di sue particolari cure; e il genitore di quel Cigno catanese non potè per sì orrevoli atti non esternare i sensi più vivi di gratitudine al pesarese maestro, per la di cui fama augusto è il mondo. Possa questa virtù sì rara fra gli uomini che hanno ottenuta una palma, esser meno scarsa nei cuori; perchè l’umane azioni quando hanno il refrigerio d’una lacrima sgorgata dal desiderio del loro interrotto esercizio, riversano una parte della lode ad esse dovuta, a chi le onora.
Seguì alla morte del Bellini quella della regina delle due Sicilie Maria Cristina, dopo d’essersi felicemente sgravata d’un maschio, che assicurava la successione dei Borboni nel regno. Fu sensibilissima non che all’augusto consorte, ma a’ sudditi tutti ancora, la fine d’una donna singolare per pregi non comuni; e il re, che tanto degnamente l’amava credè poter in parte alleggiare il grave dolore che l’angeva con allontanarsi per qualche tempo dalle cure del governo, imprendendo un viaggio sino in Germania, da dove poi passò a Parigi, e non si restituì in Napoli che nel settembre del 1836, dopo tre mesi d’assenza.
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