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      Ma lasciando questi lugubri ricordi è mestieri ch’io dica d’una fuga successa dall’arsenale di Palermo di tredici facinorosi, che grandemente turbarono la pubblica sicurezza. I loro complicati misfatti li aveano assicurati alla giustizia, e già pendeva loro sul capo la pena delle iniquità commesse, quando riuscì loro d’evader dal luogo di detenzione, lanciandosi a comitiva in sulle campagne, muniti d’armi e cavalli di cui s’erano a forza provveduti. Gli enormi eccessi a cui prestamente si diedero sparsero lo allarme nel cuore d’ogni buon cittadino, il quale non poteva di certo opporre alcuna resistenza alle loro nefandità, essendo uomini risoluti e in sufficiente numero. Ma ciò era poco. Molti spiriti disonesti abusando del nome infame di quegli sciagurati, si facean lecito turbare la tranquillità, e le sostanze di parecchi proprietarî, sicuri di non essere molestati. Conveniva per tutto ciò alla pubblica forza di procurare con ogni possibile mezzo di distruggere e dissipare quell’orda d’assassini che tanto impaurivano le menti della moltitudine. Però i primi passi andarono a vuoto, conciossiachè proveduti di luoghi inaccessibili che spesso cambiavano, sapevano benissimo eludere ogni pratica in danno loro tentata. Ciò non ostante le incessanti premure della giustizia fecero sì che caddero finalmente nella rete, usandosi fra gli altri mezzi quelli di smembrarli e dividerli. Così potè una volta restituirsi quella calma che da qualche tempo era sparita ne’ cuori degli onesti cittadini.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





Palermo