Ma dall’altra parte, nuovi spedali si formavano, nuove sepulture s’aprivano affine di render in caso d’aggressione meno acerba ed intensa la sua forza con opportune precauzioni. Queste ed altre cose in Sicilia si facevano non senza giusta considerazione, perchè per lo spazio di ben otto mesi non fu a temere alcun che in danno della salute degli abitanti, e siam sicuri anzi certi, che qualora que’ marinai, cagion di tanto lutto, per amore di guadagni illeciti, non si fossero arrisicati d’introdurre clandestinamente ed in contrabando le merci infette, l’isola sarebbe stata assolutamente esente dall’asiatica lue. Ma i destini all’incontro ci vollero riserbare a terribili scene, da cui la mente ancor rifugge col pensiero, essendoci colà state trafugate tante care illusioni, e dolci affezioni del cuore, che la mente non potrà giammai agevolmente cancellare.
Eppure questi terribili ricordi è debito della storia il rammentare, perchè i nepoti nostri non credano esagerate ed inverisimili le cose sofferte, ed altresì esaltino a cielo coloro, che con mano pietosa si accinsero fra tanto scompiglio e terrore ad ajutarci, esponendo la propria vita e le sostanze in difesa e sostegno della pubblica sicurezza, ed in sollievo del misero o del moribondo.
Le scene adunque di terrore che nella città di Napoli erano regnate, cominciavano a poco a poco a cambiarsi, e la fatale malattia vestita ora d’un aspetto meno minaccioso pareva stanca di mieter delle vittime, e sazia del sangue di tanti cittadini deporre oramai quella ferità che sul primo incesso avea dimostrata; per la qual cosa si vide cambiato lo sgomento ed il terrore, e sebbene incerti e paurosi tuttavia i volti della moltitudine appalesavansi, pure non negavano un amplesso gli amici agli amici, i parenti ai parenti, i fratelli a’ fratelli.
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