Nasceva perciò gradatamente quella confidenza che vien dalla cessazione d’un male, sinchè fatti sicuri ritornavano alle loro ordinarie occupazioni, a’ passeggi, a’ teatri. Anzi coincidendo in quel tempo il carnovale, il re N.S. che erasi disposato in Trento con Maria Teresa Isabella figliuola di S. A. I. R. l’arciduca Carlo zio dello imperatore d’Austria, ed era pervenuto in Napoli dopo breve assenza, volendo concorrere per quanto era possibile a far dimenticare a’ suoi amatissimi sudditi le passate disavventure, prendeva parte a’ divertimenti proprî in quella circostanza, e rendeva più gaje e brillanti quelle feste popolari. Bastò invero tanta confidenza del sovrano per dissipare ogni menoma traccia di timore, onde si videro riaperte le comunicazioni con la Sicilia finallora con molta scrupolosità interrotte, ma con quelle cautele necessarie per altro in un affare di sì grave momento pella pubblica salute. Rinfrancaronsi gli animi dei Siciliani, e respiravano finalmente dal preconcetto timore, ringraziando l’Altissimo della preservata pubblica salute.
Ma allora che forse dimessa quella rigidezza di precauzioni e di guardie, pareva spenta ogni paura, allora uomini nefandi procuravano per vil guadagno il danno della Sicilia, e quest’uomini furono appunto quei marinari di cui precedentemente femmo menzione.
Quando parve spenta del tutto in Napoli [842] la malattia dominante, e niuno più vi badava, fu allora che ripullulò, sebbene con forza incomparabilmente assai minore, ponendo a morte parecchi individui.
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