Intanto il volgo, come spesso accade, sia per ignoranza, sia per malvagità, accrescendo strazio a strazio, credeva a veleni e non curava il contagio! Insensati, essi poneano il colmo alla nostra disavventura. Il male intanto per abbandono circolava nell’isola, e su quella infame idea si vollero morti e medici, e farmacisti, e venditori di droghe e di derrate; ma anco private vendette a vitupero di chi le commetteva trionfarono in quel mezzo. Uomini nefandi osarono impugnare le armi contro cittadini onesti, a cui non faceva scudo che l’innocenza e la virtù. Scellerati! una pagina infamerà il vostro nome, e ricorderà con orrore quegl’insensati movimenti del vostro spirito.
Il re non appena fu inteso di tanta sciagura che spedì soccorsi ed ajuti all’afflitta Palermo, e poscia conferendo l’alter ego a S.E. il ministro della polizia generale marchese Delcarretto, lo incaricava di portarsi per le valli di Messina, Catania e Siracusa onde animasse i buoni, e la pubblica sicurezza ristabilisse. Di là a poco tutto fu nel primiero ordine, e la tranquillità e la calma ritornò nuovamente nell’animo della moltitudine, che con orrore avea mirato quelle condannevoli escandescenze. Si vide pertanto minorare gradatamente il male, tanto che in sulla fine di ottobre potè dirsi Sicilia assolutamente esente dal sofferto flagello.
Le tracce lasciate dal predominio del contagio potè la mano consolatrice del sovrano in breve spegnere ed attutire; ma la perdita di uomini egregî, ornamento della patria, e decoro delle lettere siciliane non fu chi potesse compensarcela; e uno Scinà, un Palmeri, un Bivona, un Pisani, un Alessi e molti altri hanno sì un serto splendido e glorioso che la loro fama incorona, ma la Sicilia non potrà giammai più riacquistare quegli incliti ingegni, della perdita dei quali inutilmente si addolora (2776).
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